venerdì 14 giugno 2013

Centrale Biomasse a Calvi Risorta: un NO ragionato.

Ieri le centrali a Turbogas, oggi le centrali a Biomasse: la strategia di business cambia, ma ciò che non muta mai è il fatto che i territori subiscono (all’insaputa di tutti?) questi impianti senza l’apertura di un corretto percorso di confronto con la cittadinanza, con coloro che in particolare si vedono mutare la morfologia dei luoghi.
Che cosa sono le biomasse. La normativa nazionale, recependo quella europea, definisce la biomassa come la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, compresa la pesca e l’acquacoltura, gli sfalci e le potature provenienti dal verde urbano nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani e con il D.M. 6 luglio 2012 per gli impianti ibridi anche i rifiuti parzialmente biodegradabili la cui quota biodegradabile è calcolata forfettariamente e tra cui rientrano: rifiuti plastici, rifiuti prodotti dall’estrazione tramite solvente, cuoio conciato contenente cromo, pneumatici fuori uso, parte di rifiuti urbani e simili non compostata, rifiuti sanitari e veterinari a rischio infettivo.
La corsa alla realizzazione di centrali a Biomasse in Italia è sicuramente dovuta alle forti incentivazioni date alla produzione di elettricità attraverso il meccanismo dei Certificati Verdi (CV), giacché le biomasse sono incluse tra le energie rinnovabili e, in linea teorica, avrebbero un impatto neutro nell’emissione di gas serra.
I CV non sono altro che l’incentivo, il valore di ritiro, che è erogato, da parte del Gestore del Servizio Elettrico, con riferimento all’energia prodotta. Senza CV nessun imprenditore si sognerebbe mai di investire in quest’attività.
Alcuni dati oggettivi economici dimostrano, però, che, anche se supportati dai CV, nella realtà gestionale, diventa difficile, per qualsiasi imprenditore, reggersi sul mercato se il combustibile da utilizzarsi deve essere acquistato a prezzo di mercato, poiché l’incentivo ricevuto con i CV non sempre riesce a coprire i soli costi diretti di approvvigionamento del combustibile da bruciare.
A questo punto la domanda nasce spontanea: perché la corsa alla realizzazione di queste centrali a Biomasse?
La centrale a Biomasse diventa un affare, e fonte di elevato profitto industriale, solo se tratta combustibile per cui lo stesso non deve essere acquistato, ma è chi conferisce combustibile all’impianto a dover pagare. Questa situazione si può avverare solo se si bruciano rifiuti.
È questo l’imbroglio legalizzato delle centrali a Biomasse? Nascere per bruciare combustibili che, si ribadisce in linea puramente teorica, avrebbero un basso o nullo impatto ambientale e diventare in seguito dei veri e propri inceneritori, ove poter bruciare soprattutto Rifiuti Solidi Urbani?
È evidente che questa, eventuale e non remota, possibilità potrà solo provocare ulteriori disastri ambientali che il territorio dell’agro caleno non è più in grado di reggere, poiché potrebbero essere utilizzate come combustibile le eco balle allocate nella provincia di Caserta, della cui peculiarità sappiamo vita, morte e miracoli.
A suffragio di questa eventuale ipotesi bisogna ricordare che la massima redditività economica una centrale a Biomasse la ottiene quando la sua dimensionalità avviene con riferimento alla capacità di approvvigionamento del combustibile e la sua installazione avviene ove è già presente la biomassa.
Quale tipo di combustibile è facilmente reperibile nella provincia di Caserta?
Verranno a dirci che il vantaggio principale di questa tecnologia sta nelle emissioni. La combustione delle biomasse è vista come un processo a emissioni zero, se non addirittura negative; ciò non significa che non sia prodotta anidride carbonica, ma quella che nasce dalle reazioni di combustione va a compensare l’anidride assorbita dalla pianta stessa durante la sua vita. La combustione, a prescindere dal combustibile utilizzato e anche dopo la depurazione dei fumi prodotti, non produce soltanto anidrite carbonica ma sembra che immette nell’ambiente anche altre sostanze, sostanze dannose sia per la salute umana sia per il territorio, basti pensare alle polveri sottili e agli idrocarburi policiclici aromatici (diossine): questo nella migliore delle ipotesi e considerando la non contaminazione degli eventuali rifiuti bruciati.
Al fine di verificare, poi, un corretto bilancio dell’emissione di gas serra dalle centrali a Biomasse, bisogna considerare l’intero ciclo di vita della biomassa.
Includendo tutte le operazioni che vanno dalla raccolta e trasporto della biomassa alla centrale, dal trattamento e dal trasporto delle ceneri prodotte al sito di smaltimento, lo smaltimento dell’impianto a fine utilizzo, l’anidride emessa non bilancia più quella assorbita, ma la supera.
Con la realizzazione della centrale aumenterà certamente anche il traffico veicolare, attraverso i mezzi pesanti necessari all’ordinaria attività della stessa, con innegabili ricadute negative sulla circolazione locale.
Infine, ma non meno preoccupante, bisogna considerare anche l’eventuale allacciamento all’elettrodotto ENEL, che comporta necessariamente il passaggio di una nuova linea e quindi ulteriori livelli di radiazioni non ionizzate prodotte.
Una direttiva della U.E. impone come obiettivo, ai paesi aderenti, quello di “mantenere la qualità dell’aria ambiente, laddove è buona, e migliorarla negli altri casi”.
La centrale non deve, secondo la direttiva europea, peggiorare la situazione ambientale che esiste prima della sua entrata in funzione. Ciò avverrà?
Qualcuno deve, quindi, dimostrare alle comunità dell’agro caleno, con dati reali e comparabili, che facendo un confronto della qualità dell’aria, del suolo e delle acque, prima e dopo l’eventuale insediamento dell’impianto, non vi siano peggioramenti dei parametri ambientali e soprattutto della catena alimentare.
È, quindi, necessario che, chiunque e a qualsiasi livello istituzionale e decisionale, prima di autorizzare la realizzazione della centrale Biomasse nel territorio dell’agro caleno facesse delle giuste riflessioni, al netto delle convenienze di parte, dei possibili effetti sulla salute e sulla qualità ambientale che la centrale provocherebbe all’intero territorio.
Non si può che rifiutare e contrastare l’ipotesi della realizzazione di una centrale Biomasse nel territorio caleno in quanto ecologicamente incompatibile.

venerdì 31 maggio 2013

Centrale Biomasse a Calvi Risorta. I cittadini dell'agro caleno hanno il diritto di essere messi a conoscenza della verità.

Il 30 maggio si è svolto a Calvi Risorta il Consiglio Comunale.
Per l’occasione i consiglieri Giovanni Marrocco, Nicola Cipro, Ermanno Izzo e Antonello Bonacci hanno presentato un’interrogazione consiliare al Sindaco, riguardante la presunta costruzione sul territorio dell’agro caleno di una centrale a biomasse, per verificare la posizione dell’amministrazione in merito. La risposta da parte del Sindaco, sul punto in questione, secondo i consiglieri, è stata “insoddisfacente e parziale, anzi era alquanto irritato”.

sabato 25 maggio 2013

Centrale biomasse, il sindaco di Calvi Risorta resta in silenzio

La fascia tricolore Caparco ancora non si è espresso in merito alla paventata realizzazione dell'impianto. Da Pignataro e Sparanise i 'colleghi' si sono già opposti.

Dopo lo scampato pericolo del Gassificatore di Capua, merito dell’aumento della percentuale di differenziazione che ha reso inutile l’impianto, una nuova minaccia pende sulle nostre teste. Da alcuni giorni circola la notizia che la Iavazzi S.r.l. (un’azienda casertana collegata all’Impresud S.r.l. che si occupa della raccolta rifiuti a Calvi Risorta) sia intenzionata a costruire una centrale a biomasse nell’area dell’ex-Pozzi, un territorio che si estende tra Sparanise e il demanio di Calvi Risorta. La notizia giunge a seguito del finanziamento di 23 milioni di euro concesso dal Ministero dello Sviluppo Economico alla Iavezzi Srl per la costruzione di una centrale a biomasse.

sabato 20 aprile 2013

Polemiche, di Cipro e Marrocco, sullo stato di alcune strutture calene

"Che il tempo passa in fretta, è un dato di fatto, ma che il tempo passa inutilmente è volontà umana". E' quanto affermato dal Consigliere Nicola Cipro nel manifestare il suo disappunto sullo stato e sull'uso del campo di calcetto adiacente al Comune.